Il marketing fatica a promuovere biciclette che non siano uniche ed eleganti, ma siano soprattutto ecologiche. In effetti, nella vita di oggi, bisogna scegliere con ecostile i mezzi di trasporto. In effetti, alcune bici come Pannon Rider, non richiedono altro che la luce del sole.
Quanto più ecologico ci si può aspettare da un veicolo? Le altre bici funzionano principalmente con elettricità, che, se le fonti energetiche rinnovabili come l'energia solare diventassero mainstream, diventerebbero sicuramente molto più sostenibili. Inoltre, anche le nostre riserve di combustibili fossili sono limitate. Pertanto, un giorno o l'altro, dovresti effettuare il passaggio. Allora perché non oggi? Dai un'occhiata a tutte queste bici ecologiche in questo articolo. Siamo sicuri che ne troverai sicuramente uno adatto alle tue esigenze.
Siamo stati regolari nel mostrare le ultime bici elettriche sul mercato. Mentre la maggior parte di essi racchiude la tecnologia più recente, fallisce quando le prestazioni e la velocità sono una considerazione importante. Pannon Rider, un prototipo di bici sviluppato da Garbor Hangay, potrebbe porre fine a tutti gli svantaggi associati alla bicicletta nell'uso dell'energia solare.
pannon rider2
La bici è alimentata da un sistema di guida ibrido elettrico / manuale. Durante i giorni di sole la bici dipende dai pannelli solari montati sul tettuccio che non solo generano elettricità per i motori, ma ti proteggono anche dai raggi UV e dalla pioggia. I pannelli solari alimentano direttamente i motori della ruota quando la bici è in uso e quando è inattiva l'energia generata viene utilizzata per ricaricare una batteria per giorni in cui il sole non splende.
pannon rider3
Funzionando solo con batterie, si prevede che la bici raggiunga una velocità massima di 23 mph e un raggio d'azione massimo di circa 16 miglia. Durante i giorni di sole non esiste un limite superiore al campo operativo. E per le volte in cui le batterie sono scariche e il sole non splende, puoi sempre fidarti dei muscoli per riportarti a casa.
Il lato oscuro:
La bici è ancora un prototipo e lo sviluppatore non rilascia dichiarazioni su quando la bici arriverà effettivamente sugli scaffali.
Alcune bici ecologiche più uniche come Pannon Rider
Per tutti gli amanti dell'ambiente che amano le bici alla moda, c'è una gamma di bellissime bici drop-dead che ti lasceranno a bocca aperta. Se ti è piaciuto Pannon Rider, ma vuoi più stile, allora ecco dieci eco-bici più veloci e alla moda che possono abbinare qualsiasi normale bici di design in velocità e aspetto.
1. Neiman Marcus Mission One
La Neiman Marcus Mission One è una eco super bike in edizione limitata che funziona con l'elettricità. È in grado di raggiungere velocità di 150 mph con una portata massima fino a 150 miglia. Costa un enorme $ 73000 e presenterà l'esclusiva combinazione di colori antracite e nero lucido con ruote Marchesini in oro.
2. KillaCycle
La Killacycle è senza dubbio la bici più veloce del mondo con tecnologia ecologica. Introdotto nel 2010, ha potenzialmente raggiunto da zero a 60 mph in un secondo e una velocità massima di 176 mph. Sebbene stia battendo ogni sorta di record, l'obiettivo finale dei produttori è raggiungere la velocità massima di oltre 350 mph in un paio di anni.
3. La motocicletta elettrica supera il record mondiale di velocità
Questa bici ha battuto il record mondiale di velocità per le bici elettriche a Bonneville Salt Flats nello Utah. Ha costantemente raggiunto velocità di 150 mph. È stato progettato in collaborazione con il progetto Fuse ed è stato inaugurato da Yves Béhar all'inizio di quest'anno.
4. Le motociclette elettriche americane di Roehr
La motocicletta Roehr lancia due nuove eco-supercar: la eSuper e l'eSupersport. Come nel caso di tutte le bici da esposizione della scuderia Roehr, queste bici offrono anche funzioni senza soluzione di continuità, combinate con la potenza pura delle celle cilindriche di grande formato ecocompatibili al litio-ferro-fosfato.
La maggior parte delle sue parti sono assemblate da componenti fabbricati in serie che sono completamente testati per la loro affidabilità. L'eSupersport può raggiungere una velocità massima di 100 mph mentre l'eSuperbike può raggiungere una velocità massima di quasi 150 mph.
5. Motociclo elettrico Mission R
Mission Motor ha lanciato una nuova motocicletta elettrica ecologica chiamata Mission R. Il suo aspetto magnifico lo rende ancora più accattivante.
Una delle sue caratteristiche più notevoli è un motore da 600 cc che eroga oltre 140 CV. È in grado di raggiungere una velocità massima di 160 mph con una sola marcia. Ha un motore a induzione AC trifase raffreddato a liquido che genera una coppia di 115 piedi-libbre sulla manovella da 0 a 6400 giri / min.
6. Motociclo elettrico di fabbricazione italiana
Anche se famosi per le loro auto dall'aspetto stupendo, gli italiani non sono stati molto indietro nello sviluppo di biciclette rispettose dell'ambiente e senza emissioni. Dalla scuderia di CRP specializzata in ricambi per auto di Formula 1, arriva la bici eCRP.
Il motore della bici offre un'incredibile velocità di 124 miglia orarie con potenti batterie che possono ricaricare in sole tre ore. La bici dovrà affrontare la cartina di tornasole quando gareggia con altre bici ecologiche nel TTXGP o nell'eGrandPrix. Costa circa 40000 Euro con motori che possono raggiungere una velocità massima di oltre 120 mph, anche se pesa solo circa 350 libbre.
7. Record di velocità delle rotture della motocicletta elettrica
Questa bici ha la particolarità di battere il record di velocità per un quarto di miglio per una bici elettrica. Ha superato il quarto di miglio in soli 9 secondi e ha raggiunto più di 155 mph. La tecnologia alla base della bici dipende dalle batterie agli ioni di litio ecologiche ma potenti sviluppate dai sistemi A123.
8. La motocicletta elettrica di lunga durata
Per le moto che sono costruite per durare a lungo, non può esserci modello migliore della Sora. È stato costruito dalla società manifatturiera canadese Lito Green Motion.
La sua caratteristica unica è la batteria al litio ad alta densità costruita per la vita della bici. La carica della batteria consente alla bici di percorrere fino a 300 km con una singola carica. È eccellente anche nel reparto velocità con una velocità massima di 200 km / h. In effetti, qualsiasi energia persa durante la frenata viene utilizzata per ricaricare ulteriormente le batterie, dando a questa bici un chilometraggio maggiore rispetto a qualsiasi altra bici della sua categoria.
9. Nuova linea di biciclette elettriche veloci di Roehr
Queste bici si rivolgono a coloro che hanno un talento per avere bici alla moda con attenzione per l'ambiente. Realizzate dal produttore americano di biciclette Roehr, queste bici sono alimentate da batterie cilindriche di grande formato al litio ferro fosfato. È disponibile in tre modelli: eSupersport, eSuperBike e eSuperBike RR. Pesano tra 395 e 500 libbre e possono raggiungere velocità massime tra 1oo e 135 mph.
10. Impressione di guida Motoczysz E1pc di Solomoto
Costruito come uno squalo, con puro piacere di guida. Il Motoczysz E1Pc sembra piuttosto il famoso predatore dei mari profondi e offre prestazioni senza pari come il suo omonimo. Ha un motore elettrico raffreddato che è alimentato da cinque batterie ai polimeri di litio.
Pesa 238 kg e offre una velocità massima di oltre 260 km / h, offrendo una straordinaria potenza di 125 cavalli. Il suo aspetto sportivo con pedane alte e barre basse completa il quadro, quasi senza rumore o vibrazioni. Pesa ben 238 kg e può assorbire l'energia del ciclista alle massime velocità. Sì, offre prestazioni senza pari a differenza di qualsiasi altra bici della sua categoria.
ECOSTILE IL BLOG DELLA GREEN ECONOMY
Green economy per uno sviluppo sostenibile. Continua ricerca di innovazioni nel campo delle fonti rinnovabili, materiali biodegradabili e del rispetto della natura.
mercoledì 7 agosto 2019
venerdì 16 dicembre 2011
LA RICETTA DEL MINISTRO CLINI PER L'AMBIENTE
Il ministro dell'Ambiente punta a sviluppare le fonti energetiche a basso tenore di carbonio attraverso un sistema di incentivi più organico ma anche scoraggiando i combustibili fossili. L'idea è quella di premiare le idee innovative che rispettano l'ambiente
venerdì 16 dicembre 2011 11:27
Promuovere le rinnovabili e scoraggiare l'uso dei combustibili fossili. È uno degli obiettivi chiave del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che si dice convinto del fatto che l'economia sostenibile può sposarsi alla perfezione con lo sviluppo finanziario e con l'esigenza di far ripartire al più presto l'economia italiana. «Rispetto dell’ambiente e crescita economica – ha dichiarato Clini - sono due facce della stessa medaglia e si tengono insieme proprio attraverso un uso corretto della leva fiscale».
Dal punto di vista pratico, la ricetta proposta dal ministro per raggiungere lo scopo si basa, tanto per cominciare, su incentivi a favore delle fonti low-carbon e tasse ecologiche per scoraggiare l'uso dei combustibili fossili. «I nuovi impegni ambientali, come quelli decisi a Durban – ha spiegato Clini – impongono in tutta Europa un sistema di penalizzazioni e soprattutto di premi per orientare produzione e stili di consumo verso l’innovazione». La nuova strategia, ha precisato il responsabile del dicastero dell'Ambiente, non riguarda solo l'Italia, ma coinvolge tutti i Paesi Ue. «In sede europea e in Italia si deciderà presto un quadro di incentivi e di ecotasse a favore di un’energia più pulita – ha precisato - La scelta spetterà ai consigli europei dei ministri che si occupano di ambiente, finanze e competitività».
L'idea generale è quella di promuovere una innovazione tecnologica “amica dell'ambiente”, premiando le idee in grado di garantire competitività e sviluppo senza danneggiare gli equilibri ecologici. Per raggiungere l'obiettivo, saranno individuati nuovi strumenti fiscali, ma il punto di partenza saranno quelli già conosciuti, a cominciare dal bonus per l'efficienza degli immobili. «Il caso dell’esenzione fiscale del 55%sull’efficienza energetica dimostra che il beneficio economico è maggiore del costo – ha sottolineato Clini - Oltre al risparmio dei cittadini sulla bolletta energetica e sulle tasse, oltre alla riduzione dei costi per le emissioni di CO2, oltre al contenimento del disavanzo energetico dell’Italia, se non ci si ferma alla sola copertura dei costi, ma leggendo in chiave di conto economico, il Fisco incassa tre volte la spesa sostenuta».
TRATTO DA http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=109700
Dal punto di vista pratico, la ricetta proposta dal ministro per raggiungere lo scopo si basa, tanto per cominciare, su incentivi a favore delle fonti low-carbon e tasse ecologiche per scoraggiare l'uso dei combustibili fossili. «I nuovi impegni ambientali, come quelli decisi a Durban – ha spiegato Clini – impongono in tutta Europa un sistema di penalizzazioni e soprattutto di premi per orientare produzione e stili di consumo verso l’innovazione». La nuova strategia, ha precisato il responsabile del dicastero dell'Ambiente, non riguarda solo l'Italia, ma coinvolge tutti i Paesi Ue. «In sede europea e in Italia si deciderà presto un quadro di incentivi e di ecotasse a favore di un’energia più pulita – ha precisato - La scelta spetterà ai consigli europei dei ministri che si occupano di ambiente, finanze e competitività».
L'idea generale è quella di promuovere una innovazione tecnologica “amica dell'ambiente”, premiando le idee in grado di garantire competitività e sviluppo senza danneggiare gli equilibri ecologici. Per raggiungere l'obiettivo, saranno individuati nuovi strumenti fiscali, ma il punto di partenza saranno quelli già conosciuti, a cominciare dal bonus per l'efficienza degli immobili. «Il caso dell’esenzione fiscale del 55%sull’efficienza energetica dimostra che il beneficio economico è maggiore del costo – ha sottolineato Clini - Oltre al risparmio dei cittadini sulla bolletta energetica e sulle tasse, oltre alla riduzione dei costi per le emissioni di CO2, oltre al contenimento del disavanzo energetico dell’Italia, se non ci si ferma alla sola copertura dei costi, ma leggendo in chiave di conto economico, il Fisco incassa tre volte la spesa sostenuta».
TRATTO DA http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=109700
IL PROGRAMMA EUROPEO LIFE
Roma 15 dic. (Adnkronos) - ''Il nuovo programma 'Life' proposto dalla Commissione Europea è insufficiente a raggiungere i target europei 2020, volti a fermare la perdita della biodiversità''. A sostenerlo sono Lipu-BirdLife Italia e BirdLife Europa, in seguito alla presentazione della proposta della Commissione per il periodo 2014-2020. Servirebbero, per i prossimi sette anni, almeno 10 miliardi di euro al programma 'Life' per coprire tutte le necessità ambientali (incluse biodiversità e rete Natura 2000) e quelle sul clima. Un importo pari appena all'1% dell'intero budget europeo.
Negli ultimi 20 anni, infatti, "questo strumento chiave per finanziare la biodiversità e la rete Natura 2000 -sottolineano Lipu e BirdLife Europa- è stato un fondo efficace, che ha conseguito successi importanti, specialmente negli obiettivi di conservare la natura e la biodiversità, ad esempio salvare dall'estinzione specie come l'aquila imperiale spagnola o ripristinare habitat di interesse comunitario. Ciò nonostante, al fondo va un trascurabile 0,1% dell'intero budget europeo".
"Ci saremmo aspettati dall'Unione europea un incremento significativo dei propri investimenti sull'ambiente -sostiene Ariel Brunner, responsabile Politiche europee BirdLife Europa- e un risparmio sugli sprechi ancora presenti". "La Commissione ha calcolato che solo per la rete Natura 2000, pietra miliare della conservazione della biodiversità nel Ue, sono necessari circa 6 miliardi di euro ogni anno", ricorda invece Giorgia Gaibani, responsabile Iba e rete Natura 2000 della Lipu-BirdLife Italia.
"Il 'Life' -prosegue poi Gaibani- è essenziale per finanziare misure di conservazione, che sono molto specifiche e che non possono essere finanziate da altri fondi. Si tenga anche conto che l'attuale trend europeo dei costi causati dall'inazione politica nei confronti della perdita di biodiversità è pari a 1.000 miliardi di euro".
In vista degli ulteriori passaggi al Parlamento europeo e al Consiglio europeo che seguiranno la proposta, la Lipu e BirdLife Europa chiedono agli stati membri e al Parlamento europeo di sostenere seriamente natura e biodiversità e la salute dei nostri ecosistemi, incluso la rete Natura 2000, potenziando lo strumento fondamentale del 'Life'.
tratto da libero.it
Negli ultimi 20 anni, infatti, "questo strumento chiave per finanziare la biodiversità e la rete Natura 2000 -sottolineano Lipu e BirdLife Europa- è stato un fondo efficace, che ha conseguito successi importanti, specialmente negli obiettivi di conservare la natura e la biodiversità, ad esempio salvare dall'estinzione specie come l'aquila imperiale spagnola o ripristinare habitat di interesse comunitario. Ciò nonostante, al fondo va un trascurabile 0,1% dell'intero budget europeo".
"Ci saremmo aspettati dall'Unione europea un incremento significativo dei propri investimenti sull'ambiente -sostiene Ariel Brunner, responsabile Politiche europee BirdLife Europa- e un risparmio sugli sprechi ancora presenti". "La Commissione ha calcolato che solo per la rete Natura 2000, pietra miliare della conservazione della biodiversità nel Ue, sono necessari circa 6 miliardi di euro ogni anno", ricorda invece Giorgia Gaibani, responsabile Iba e rete Natura 2000 della Lipu-BirdLife Italia.
"Il 'Life' -prosegue poi Gaibani- è essenziale per finanziare misure di conservazione, che sono molto specifiche e che non possono essere finanziate da altri fondi. Si tenga anche conto che l'attuale trend europeo dei costi causati dall'inazione politica nei confronti della perdita di biodiversità è pari a 1.000 miliardi di euro".
In vista degli ulteriori passaggi al Parlamento europeo e al Consiglio europeo che seguiranno la proposta, la Lipu e BirdLife Europa chiedono agli stati membri e al Parlamento europeo di sostenere seriamente natura e biodiversità e la salute dei nostri ecosistemi, incluso la rete Natura 2000, potenziando lo strumento fondamentale del 'Life'.
tratto da libero.it
domenica 13 novembre 2011
ENERGIA ALTERNATIVA DALLE MAREE
Lo sfruttamento delle maree nell'estuario del Tamigi e un sistema di protezione dalle inondazioni sono al centro di un grande progetto infrastrutturale ideato e proposto dal famoso architetto inglese Norman Foster per la ristrutturazione del sistema di trasporto aereo, ferroviario e marittimo dell'area di Londra.
Il progetto, dal costo di 50 miliardi di sterline (58 miliardi di euro) in 10-15 anni, comprende un aeroporto internazionale da 150 milioni di passeggeri all'anno, una stazione ferroviaria (sotto il terminal aereo) da 300.000 passeggeri al giorno collegata in alta velocità con Londra e le principali città della Gran Bretagna, un porto e un raccordo stradale. Inoltre è prevista una barriera lunga 5 chilometri e larga 500 metri che avrebbe il compito di controllare le piene del Tamigi e contemporaneamente ottimizzare la produzione di una centrale che produrrebbe elettricità sfruttando le correnti di marea dell'estuario. La centrale, del costo di 5 miliardi di sterline (5,8 miliardi di euro), sarebbe in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare l'intera domanda elettrica di 76.000 famiglie. L'ottica del piano è quella dello sviluppo sostenibile: l'aeroporto e le infrastrutture sono pensati per decongestionare l'area urbana di Londra; il fabbisogno elettrico dell'aeroporto sarebbe interamente soddisfatto dall'elettricità generata dalle maree senza emissioni inquinanti. Infine, l'intero progetto sarà sviluppato all'interno di una strategia per minimizzare l'impatto ambientale. Il progetto è stato elaborato dallo studio Foster + Partners in collaborazione con lo studio Halcrow per le infrastrutture e lo studio Volterra Partners per gli aspetti economici. Secondo i progettisti, a fronte del costo di 50 miliardi di sterline, il progetto porterebbe benefici economici per circa 150 miliardi di sterline, con una ricaduta occupazionale valutata sull'ordine delle decine di migliaia di posti di lavoro. TM News
DA http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/news/articolo/lstp/429393/
Il progetto, dal costo di 50 miliardi di sterline (58 miliardi di euro) in 10-15 anni, comprende un aeroporto internazionale da 150 milioni di passeggeri all'anno, una stazione ferroviaria (sotto il terminal aereo) da 300.000 passeggeri al giorno collegata in alta velocità con Londra e le principali città della Gran Bretagna, un porto e un raccordo stradale. Inoltre è prevista una barriera lunga 5 chilometri e larga 500 metri che avrebbe il compito di controllare le piene del Tamigi e contemporaneamente ottimizzare la produzione di una centrale che produrrebbe elettricità sfruttando le correnti di marea dell'estuario. La centrale, del costo di 5 miliardi di sterline (5,8 miliardi di euro), sarebbe in grado di produrre energia sufficiente a soddisfare l'intera domanda elettrica di 76.000 famiglie. L'ottica del piano è quella dello sviluppo sostenibile: l'aeroporto e le infrastrutture sono pensati per decongestionare l'area urbana di Londra; il fabbisogno elettrico dell'aeroporto sarebbe interamente soddisfatto dall'elettricità generata dalle maree senza emissioni inquinanti. Infine, l'intero progetto sarà sviluppato all'interno di una strategia per minimizzare l'impatto ambientale. Il progetto è stato elaborato dallo studio Foster + Partners in collaborazione con lo studio Halcrow per le infrastrutture e lo studio Volterra Partners per gli aspetti economici. Secondo i progettisti, a fronte del costo di 50 miliardi di sterline, il progetto porterebbe benefici economici per circa 150 miliardi di sterline, con una ricaduta occupazionale valutata sull'ordine delle decine di migliaia di posti di lavoro. TM News
DA http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/news/articolo/lstp/429393/
AZIENDE DELLA GREEN ECONOMY
Ecco la classifica di NEWSWEEK delle 500 aziende mondiali più attente all'ecologia.
La classifica (di cui http://ecologia-natura.blogspot.com/ pubblica le prime 10 posizioni) è stata stilata in base a degli indicatori molto precisi.
NEWSWEEK ha preso in esame le emissioni complessive di CO2, l’utilizzo dell’acqua, i programmi e le iniziative intraprese dall’azienda per la sostenibilità ambientale, la trasparenza dell’azienda nei propri bilanci verso gli aspetti ambientali.
1 Munich Re Germany Financials
2 IBM United States Information Technology & Services
3 National Australia Bank Australia Financials
4 Bradesco Brazil Financials
5 ANZ Banking Group Australia Financials
6 BT Group United Kingdom Telecommunications
7 Tata Consultancy Services India Information Technology & Services
8 Infosys India Information Technology & Services
9 Philips Netherlands Capital Goods
10 Swisscom Switzerland Telecommunications
Le imprese italiane non escono male da questa classifica: al 23mo posto troviamo Telecom Italia, al 29mo posto la Fiat (!), al 30mo Unicredit group, al 57mo Intesa, al 69mo posto le Generali.
Anche se rimane il dubbio di come si possa accomunare in una stessa classifica ambientale aziende meccaniche come la FIAT e finanziarie come UNICREDIT che per loro stessa natura hanno meno problemi ambientali.
Bisogna ancora notare come due aziende Australiane siano nei primi 5 posti al mondo di questa classifica, fatto che dimostra come l'Australia conservi un'anima attenta all'ecologia e alla natura.
Potete trovare la classifica ufficiale di NEWSWEEK seguendo questo link http://www.thedailybeast.com/newsweek/features/green-rankings/2011/international.html
La classifica (di cui http://ecologia-natura.blogspot.com/ pubblica le prime 10 posizioni) è stata stilata in base a degli indicatori molto precisi.
NEWSWEEK ha preso in esame le emissioni complessive di CO2, l’utilizzo dell’acqua, i programmi e le iniziative intraprese dall’azienda per la sostenibilità ambientale, la trasparenza dell’azienda nei propri bilanci verso gli aspetti ambientali.
1 Munich Re Germany Financials
2 IBM United States Information Technology & Services
3 National Australia Bank Australia Financials
4 Bradesco Brazil Financials
5 ANZ Banking Group Australia Financials
6 BT Group United Kingdom Telecommunications
7 Tata Consultancy Services India Information Technology & Services
8 Infosys India Information Technology & Services
9 Philips Netherlands Capital Goods
10 Swisscom Switzerland Telecommunications
Le imprese italiane non escono male da questa classifica: al 23mo posto troviamo Telecom Italia, al 29mo posto la Fiat (!), al 30mo Unicredit group, al 57mo Intesa, al 69mo posto le Generali.
Anche se rimane il dubbio di come si possa accomunare in una stessa classifica ambientale aziende meccaniche come la FIAT e finanziarie come UNICREDIT che per loro stessa natura hanno meno problemi ambientali.
Bisogna ancora notare come due aziende Australiane siano nei primi 5 posti al mondo di questa classifica, fatto che dimostra come l'Australia conservi un'anima attenta all'ecologia e alla natura.
Potete trovare la classifica ufficiale di NEWSWEEK seguendo questo link http://www.thedailybeast.com/newsweek/features/green-rankings/2011/international.html
GREEN ECONOMY ITALIANA
Secondo un rapporto della IR Top, società italiana specializzata nella consulenza in Investor Relations e Comunicazione Finanziaria, le imprese di green economy italiane crescono di più delle concorrenti europee sia come fatturato che come utili.
Lo studio ha preso in esame 13 società italiane che si occupano di ecologia e ha registrato un aumento del +35% dei ricavi nel 2010 rispetto a una media europea del +25.
Lo sviluppo del settore green è stato incentivato negli ultimi anni dal settore finanziario attraverso il crescente interesse di fondi di investimento verso aziende con impronta ecologica.
Le società italiane incluse nel campione sono: Alerion Clean Power, Biancamano, Eems, ErgyCapital, Falck Renwables, Fintel, Greenvision Ambiente, K.R. Energy, Kerself, Kinexia, Pramac, Sadi Servizi Industriali e Terni Energia.
La notizie è sicuramente positiva, ma non ci si può non chiedere quanto inciderà la riduzione degli incentivi difotovoltaico e fonti rinnovabili su questi dati sorprendenti.
Lo sviluppo di un economia verde che tenga in considerazione l’ecologia e il rispetto della natura è sicuramente un asset strategico per l’economia del futuro, speriamo che anche i nostri politici se ne rendano conto.
Lo studio ha preso in esame 13 società italiane che si occupano di ecologia e ha registrato un aumento del +35% dei ricavi nel 2010 rispetto a una media europea del +25.
Lo sviluppo del settore green è stato incentivato negli ultimi anni dal settore finanziario attraverso il crescente interesse di fondi di investimento verso aziende con impronta ecologica.
Le società italiane incluse nel campione sono: Alerion Clean Power, Biancamano, Eems, ErgyCapital, Falck Renwables, Fintel, Greenvision Ambiente, K.R. Energy, Kerself, Kinexia, Pramac, Sadi Servizi Industriali e Terni Energia.
La notizie è sicuramente positiva, ma non ci si può non chiedere quanto inciderà la riduzione degli incentivi difotovoltaico e fonti rinnovabili su questi dati sorprendenti.
Lo sviluppo di un economia verde che tenga in considerazione l’ecologia e il rispetto della natura è sicuramente un asset strategico per l’economia del futuro, speriamo che anche i nostri politici se ne rendano conto.
RISPETTO DEL TERRITORIO
Siamo nuovamente a fare il bilancio purtroppo tragico di un'alluvione. Dopo la Toscana e le Cinque Terre, anche Genova è stata colpita al cuore.
Negli ultimi cinquant'anni l'uomo si era convinto, almeno nel mondo occidentale, di essere capace di controllare lanatura. Invece la natura ci riporta tragicamente alla realtà, i fenomeni naturali non sono controllabili.
I cambiamenti climatici ormai sono una realtà, non più solo una minaccia degli ecologisti. Ma il nostro sistema organizzativo per affrontare questi cambiamenti climatici non è efficiente.
I fenomeni metereologici degli ultimi giorni sono sicuramente di forte entità, anche influenzati dai cambiamenti climatici mondiali, ma la loro forza distruttiva è stata accentuata dall'antropizzazione del paesaggio, dallo scarso senso dell'ecologia e dello scarso rispetto della natura in senso lato.
Ma cosa c'entra con l'ecologia con le alluvioni? C'entra e molto:
- In primo luogo il rispetto della natura passa per la pulizia degli alvei dei fiumi dai tronchi e dai resti delle alluvioni precedenti che intasano i passaggi sotto i ponti. Questo non vuol dire libertà di scavare gli alvei dei fiumi ma una corretta e periodica manutenzione dei corsi d'acqua.
-Il consumo del suolo che viene "rubato" alla natura con la costruzione di capannoni, parcheggi, palazzi e case pregiudica il naturale sviluppo del territorio creando punti critici ad esempio per la gestione dei corsi d'acqua che diventano pericolosi in caso di forti piogge.
Se poi i tombini, che servono come valvola di sfogo per l'acqua altrimenti rinchiusa dal cemento, non vengono puliti regolarmente come si vede dalla foto allegata le conseguenze possono essere molto serie. Perché anche nei piccoli comuni non si puliscono regolarmente le vie d'acqua nei giorni che precedono le grandi piogge in autunno e in primavera?
- Il rimboschimento non controllato e la sbagliata gestione dei boschi ha poi una grande responsabilità nelle frane. Il terreno non è più trattenuto dalle radici degli alberi che scendono in profondità.
Gli incendi bruciano i boschi, gli alberi nascono troppo vicini e crescono per questo motivo troppo piccoli per trattenere le frane.
In questo caso l'utilizzo delle biomasse per il riscaldamento delle abitazioni può aiutare a gestire i boschi e la legna. Può essere un incentivo per la gente ad avere cura dei boschi come già succede ad esempio in Trentino. A patto però che la legge non sia cieca e permetta alle persone di abbattere gli alberi che non servono mantenendo quelli che invece crescono robusti. Insomma una gestione oculata del territorio e dell'ambiente.
L'ecologia e l'ambientalismo non possono essere contro l'abbattimento degli alberi a prescindere. Se questo è fatto in modo programmato e rispettoso dei cicli della natura. Certo bisogna prevenire e combattere il disboscamento, ma anche una crescita non gestita può avere conseguenze molto gravi per le frane e le alluvioni.
- Per ultimo ho lasciato il problema dell'abusivismo non perché sia meno importante ma perché è sicuramente quello più conosciuto che deve essere combattuto in ogni modo.
Insomma l'uomo NON può controllare la natura, i cambiamenti climatici non sono solo più allarmi degli ecologisti ma hanno intensificato i fenomeni atmosferici.
Dobbiamo essere PIU' attenti e organizzati che in passato a gestire l'ambiente.
L'ecologia è una necessità.
Negli ultimi cinquant'anni l'uomo si era convinto, almeno nel mondo occidentale, di essere capace di controllare lanatura. Invece la natura ci riporta tragicamente alla realtà, i fenomeni naturali non sono controllabili.
I cambiamenti climatici ormai sono una realtà, non più solo una minaccia degli ecologisti. Ma il nostro sistema organizzativo per affrontare questi cambiamenti climatici non è efficiente.
I fenomeni metereologici degli ultimi giorni sono sicuramente di forte entità, anche influenzati dai cambiamenti climatici mondiali, ma la loro forza distruttiva è stata accentuata dall'antropizzazione del paesaggio, dallo scarso senso dell'ecologia e dello scarso rispetto della natura in senso lato.
Ma cosa c'entra con l'ecologia con le alluvioni? C'entra e molto:
- In primo luogo il rispetto della natura passa per la pulizia degli alvei dei fiumi dai tronchi e dai resti delle alluvioni precedenti che intasano i passaggi sotto i ponti. Questo non vuol dire libertà di scavare gli alvei dei fiumi ma una corretta e periodica manutenzione dei corsi d'acqua.
-Il consumo del suolo che viene "rubato" alla natura con la costruzione di capannoni, parcheggi, palazzi e case pregiudica il naturale sviluppo del territorio creando punti critici ad esempio per la gestione dei corsi d'acqua che diventano pericolosi in caso di forti piogge.
Se poi i tombini, che servono come valvola di sfogo per l'acqua altrimenti rinchiusa dal cemento, non vengono puliti regolarmente come si vede dalla foto allegata le conseguenze possono essere molto serie. Perché anche nei piccoli comuni non si puliscono regolarmente le vie d'acqua nei giorni che precedono le grandi piogge in autunno e in primavera?
- Il rimboschimento non controllato e la sbagliata gestione dei boschi ha poi una grande responsabilità nelle frane. Il terreno non è più trattenuto dalle radici degli alberi che scendono in profondità.
Gli incendi bruciano i boschi, gli alberi nascono troppo vicini e crescono per questo motivo troppo piccoli per trattenere le frane.
In questo caso l'utilizzo delle biomasse per il riscaldamento delle abitazioni può aiutare a gestire i boschi e la legna. Può essere un incentivo per la gente ad avere cura dei boschi come già succede ad esempio in Trentino. A patto però che la legge non sia cieca e permetta alle persone di abbattere gli alberi che non servono mantenendo quelli che invece crescono robusti. Insomma una gestione oculata del territorio e dell'ambiente.
L'ecologia e l'ambientalismo non possono essere contro l'abbattimento degli alberi a prescindere. Se questo è fatto in modo programmato e rispettoso dei cicli della natura. Certo bisogna prevenire e combattere il disboscamento, ma anche una crescita non gestita può avere conseguenze molto gravi per le frane e le alluvioni.
- Per ultimo ho lasciato il problema dell'abusivismo non perché sia meno importante ma perché è sicuramente quello più conosciuto che deve essere combattuto in ogni modo.
Insomma l'uomo NON può controllare la natura, i cambiamenti climatici non sono solo più allarmi degli ecologisti ma hanno intensificato i fenomeni atmosferici.
Dobbiamo essere PIU' attenti e organizzati che in passato a gestire l'ambiente.
L'ecologia è una necessità.
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